I metalli nella cultura norrena

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BUONA LETTURA

Prefazione 


I norreni pensavano che i metalli fossero “l’anima” della terra, un qualcosa di purificato e divino loro concesso, con lo sforzo per estrarli e lavorarli. Ne consegue che i fabbri erano considerati quasi al pari dei sacerdoti o dei re (a livello spirituale), e che ogni metallo avesse una sua simbologia ed indossarlo significava una determinata cosa. Qua non parlerò delle “proprietà magiche” e roba simile ma di ciò che ne pensavano i norreni, estrapolato da saghe, poemi ed Edda(e). Ricordo che l’epoca in questione è il 700-1000 d.C., perché – purtroppo – mi è capitato di leggere qualcuno che parlava di spade con else di platino agli jǫrlum... (la scoperta del platino risale al 1557 d.C. in America). 

Oro (Gull) 


In assoluto il metallo più prezioso del mondo antico, non fa certo eccezione per la cultura norrena. La sua preziosità non era data solo dalla rarità e dal costo attribuitogli da celti e altri europei, ma anche dalla sua innata lucentezza, dal suo peso, e dalla sua resistenza ad ogni corrosione. Tali attribuiti portarono infatti i norreni a pensare che fosse il più puro dei metalli, tanto da associarlo in continuazione agli dèi: Glaðsheimr è tutta d’oro, i taflir [pezzi del hnefatafl, un parente degli scacchi norreno, nda.] con cui gli dèi giocavano al principio del tempo, la collana Brísinga di Freyja, e così via. La sua lega più apprezzata, l’oro rosso, è difficile da inquadrare, in quanto “rautt gull” (o “rauð gull” a seconda dell’epoca del norreno), che significa “oro rosso”, non indica solo la lega come per noi oggi, ma è anche una kenningr per “rame” che ne elogia le proprietà. In ogni caso, viene riferito più volte che Freyja piange lacrime d’oro rosso. Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “gulþą”, dal medesimo significato, che deriva a sua volta dall’indoeuropeo “ǵʰelh₃”, dal significato di “giallo, lucente”. 

Rame (Eir) 


Altro metallo molto importante, in quanto, per il suo colore rossastro, associato al sangue e perciò pensato come linfa vitale della terra. Gli anelli di rame spezzati, che simboleggiano un ciclo vitale, erano molto diffusi; perfino molti kaupuhringar (fedi nuziali) sono stati ritrovati di rame. Veniva valutato quanto l’argento, sebbene quest’ultimo fosse più raro e più valutato dagli altri popoli. Il bronzo e l’ottone, le sue leghe principali, venivano usate perlopiù per armi e gioielli “da battaglia”, in quanto il rame veniva preferito nella sua forma pura, o, al massimo, legato all’oro (vedi sopra). Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “aiz”, a sua volta dall’indoeuropeo “áyos”, dal significato di “metallo, rame, bronzo”. 

Argento (Silfr) 


Come detto poc’anzi, a differenza delle altre culture contemporanee, l’argento per i norreni aveva il medesimo valore del rame. Associato alla notte, a Máni e la Luna, nonché alla fertilità, tanto che sono state ritrovate bacinelle per fermentare birra e idromele interamente d’argento. Fólkvangr, il luogo ove Freyja prende l’altra metà dei caduti nelle battaglie, è d’argento. L’argento era molto utilizzato per le armi rituali, nonché come filamento e impreziosimento per gli abiti da sposa, di lino bianco; erano d’argento anche le chiavi di casa donate dal marito alla sposa durante la cerimonia. Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “silubrą”, parola autoctona. 

Acciaio (Stál) 


Molto raro in quanto veramente poco prodotto in Scandinavia, il più diffuso era il damascato importato dalla Vallandr (il resto d’Europa non germanico), non per questo poco apprezzato dai norreni, soprattutto dai vichinghi. Inizialmente ritenuto un metallo diverso dal ferro (soprattutto a causa dell’aspetto molto diverso dell’acciaio damascato) che invece non gode di buona reputazione, anche dopo della “diffusione culturale” del suo legame col primo, venne ritenuto generalmente un metallo benefico, e perciò è sempre rimasto un po’ “discostato” dal ferro nella mentalità norrena. I pochi fabbri che acquisivano la capacità di lavorarlo (all’estero) lo utilizzavano perlopiù per riprodurre le armi vichinghe con questa “nuova” lega (in realtà risale al III secolo a.C.), nonché per rinforzare strutture e navi, ma, come detto all’inizio, si tratta di reperti rinvenuti davvero rari. Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “stahlą”, a sua volta dall’indoeuropeo “stak”, dal significato di “duro, forte, star fermo”. 

Ferro (Jarn) 


Come già detto, non veniva visto di buon occhio, a causa del suo ossidare, e del suo scopo principale di produrre armi. Fáfnir si costruì una fortezza di ferro per proteggere il suo tesoro, così come sono molti i nomi di posti infausti correlati al ferro (tra tutti, Jarnviðr). Indossare gioielli di ferro era ritenuto segno di sciagura, e di solito erano destinati alle vedove o ai guerrieri più spavaldi che volevano sfidare la sorte. Tuttavia, questa cattiva luce non bastava ad abbandonarlo, in quanto fondamentale per armi, case, navi, armature (cotte di maglia) e praticamente ogni cosa che richieda resistenza. Da qui il modo di dire “ert þú sem jarni”, “sei come il ferro”, spesso riferito ad un re non voluto, o a un ambasciato, o a un mercante straniero, e così via. Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “īsarną”, coniato dal celtico antico “ísarnom”, a sua volta dall’indoeuropeo “h₁ésh₂r̥”, dal significato di “sangue” (si pensa che il collegamento sia dovuto al fatto che il ferro fosse usato principalmente per uccidere). 

Alluminio (Ál) 


Altro metallo molto raro, in realtà non era l’alluminio come lo intendiamo oggi, bensì l’allume, ricavato dall’alunite, un minerale contenente solfato di alluminio e potassio dodecaidrato. Importanto anch’esso dalla Vallandr, veniva usato perlopiù per tingere, ma anche in medicina. Il suo nome norreno deriva direttamente dal latino “alluminium”, abbreviato. 

Stagno (Tin) 


Usato principalmente per la creazione del bronzo in lega col rame, veniva anche usato anche per il peltro, metallo molto diffuso sulla tarda Epoca Vichinga; veniva infatti usato per i piatti, i calici e gli oggetti casalinghi più disparati, ma anche per la creazione di gioielli [soprattutto perché, dopo l’avvento del cristianesimo, l’oro cominciò miracolosamente a sparire e ricomparire nelle basiliche di Roma... le strade del Signore sono infinite, nda.] e, talvolta, anche di borchie per scudi. Lo stagno di per sé era quasi completamente inutilizzato, tuttavia sono stati ritrovati gioielli di solo stagno. Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “tiną”, parola autoctona. 

Piombo (Blý) 


Metallo poco conosciuto, tuttavia abbastanza diffuso (più di acciaio e alluminio), veniva usato principalmente per le punte di freccia, grazie alla sua malleabilità, nonché per sigillare i tumuli in cui si pensava potessero sorgere dei draugr. Veniva inoltre utilizzato per “sigillare” in generale, dalle missive, ai rifiuti organici, alle falle nelle barche, grazie alla sua bassa temperatura di fusione e alla sua facile malleabilità. Godeva, però, di fama negativa, esattamente come il ferro. Il suo nome norreno deriva dal proto-germanico “blīwą”, parola autoctona. 

Fonti scritte 


Gylfaginning (22, 27, 34)

1 comment:

Figlio del Corvo said...

Ciao, per caso tra i popoli norreni esistevano forme rituali di forgiatura e metodi prettamente scandinavi di lavorazione dei metalli?